Calendario rivoluzionario francese: a che anno risale? Quali sono le sue caratteristiche?

Calendario rivoluzionario francese: a che anno risale? Quali sono le sue caratteristiche?

Gennaio 26, 2023 Off Di Ubaldo

La rivoluzione francese portò diverse novità: la più importante, ovviamente, fu il passaggio dalla monarchia alla repubblica, ma non bisogna dimenticare gli importanti tentativi che vennero fatti per razionalizzare la storia e la vita umana. Sotto questo punto di vista l’effetto più importante è stata l’affermazione del sistema metrico decimale (solo la Birmania e gli Stati Uniti, pur utilizzandolo in campo tecnico e scientifico, si ostinano a non adottarlo ancora), mentre non ha avuto la stessa fortuna il calendario rivoluzionario francese. Scopriamo di cosa si tratta, a quando risale e che caratteristiche aveva.

A quando risale e come funzionava il calendario rivoluzionario francese?

Il calendario rivoluzionario francese venne introdotto per sancire e commemorare la fine della monarchia. Il capodanno, quindi, venne fissato al 22 settembre 1792, data in cui fu proclamata la repubblica. La sua elaborazione venne affidata ad una commissione scientifica formata da nomi illustri del settore scientifico e matematico francese e presieduta da Gilbert Romme. La creazione di un nuovo calendario veniva vista come un modo per rinnegare l’era volgare, della crudeltà, della schiavitù e della menzogna che era finita insieme alla monarchia. Il nuovo calendario era costruito su un sistema decimale e si staccava completamente dai cicli settimanali previsti dalle religioni cristiana ed ebraica.

L’anno ovviamente era sempre composto da 365 giorni, ma suddivisi in 12 mesi da 30 giorni, a cui alla fine si aggiungevano ulteriori 5 giorni (6 negli anni bisestili). Ogni mese era ulteriormente suddiviso in tre decadi, con otto giorni e mezzo di lavoro ed un giorno e mezzo di riposo assicurato, che cadevano nel pomeriggio del quinto giorno (quintidì) e nella giornata del decimo giorno (decadì) di ciascuna decade. I giorni erano composti da dieci ore, ognuna delle quali era suddivisa in 10 decimi o in 100 minuti, a loro volta composti da 100 secondi. In pratica, un’ora del sistema rivoluzionario francese corrispondeva a 2 ore e 24 minuti dell’orologio “normale” a cui siamo abituati.

L’adozione in altri paesi e la soppressione voluta da Napoleone

Cambiarono anche i nomi dei mesi, la cui nuova denominazione era collegata al clima o a momenti della vita francese: ad esempio l’attuale periodo tra la seconda metà di settembre e la prima metà di ottobre, primo mese del calendario rivoluzionario francese, si chiamava vendemmia, mentre dicembre/gennaio si chiamava nevoso. Il calendario rivoluzionario francese però non ha avuto una vita molto lunga: restò in vigore per una dozzina d’anni, visto che il 31 dicembre del 1805 Napoleone ristabilì l’utilizzo del calendario gregoriano. Il calendario francese venne adottato brevemente anche in Italia e in altri paesi durante l’occupazione francese, ma da allora nessuno stato al mondo lo ha più impiegato.