Donò un otre a Ulisse: chi era Eolo? Che ruolo ha avuto nell’Odissea?

Donò un otre a Ulisse: chi era Eolo? Che ruolo ha avuto nell’Odissea?

Settembre 22, 2023 Off Di Claudia

Il dio greco dei venti Eolo è un personaggio presente nell’Odissea, ed è forse grazie a questo poema che è noto a molti. Ma cosa si sa di questa divinità greca? Di chi è figlio? Come aiuta il celebre eroe nel poema di Omero? In quali altre opere viene citato?

La storia di Eolo

Non si sa bene quale sia l’origine del dio Eolo. Secondo alcuni è figlio di Poseidone e una mortale, mentre altri ritengono che i suoi genitori fossero Deucalione e Pirra, i due umana scampati nel Diluvio Universale dei miti greci. Nell’Odissea, invece, è figlio di Ippote, un mortale, e anche il dio sarebbe in realtà un mortale a cui Zeus conferì la custodia dei venti. Un altro Eolo della mitologia, invece, sarebbe il re di Tessaglia, figlio di Elleno, e capostipite dei greci.

Sempre secondo Omero, poi, avrebbe sposato Ciane, figlia di Liparo (sovrano di Lipari), che gli diede sei figli maschi e sei figlie femmine (in altre versioni sarebbero sette maschi e cinque femmine), e li avrebbe fatti sposare fra loro. Nella maggior parte dei bassorilievi e figure che lo rappresentano, di Eolo viene riportato soprattutto il volto (barbuto o no) intento a soffiare i venti.

Eolo nell’Odissea

Nel celebre poema omerico, Eolo compare nel decimo libro, quando l’eroe approda sull’isola galleggiante di Eolia, dove il dio vive con la sua famiglia. Si presenta come una divinità saggia e ospitale, che consegna a Ulisse un otre che racchiude i venti, fatta eccezione di quello che dovrebbe spingerlo verso casa e gli raccomanda di non aprirlo. Per nove giorni, Ulisse sorveglia il prezioso dono, ma mentre venne colto dal sonno, i suoi compagni aprirono l’otre, convinti che fosse pieno di tesori, ma così scatenarono una tempesta che gli allontanò nuovamente da Itaca. Allora fanno ritorno all’isola di Eolia, ma questa volta il dio non li aiuta, ritenendoli invisi alle altre divinità.

Eolo, poi, ricompare nell’Eneide di Virgilio, nel primo libro, e qui è Giunone a chiedergli di scatenare una tempesta sulla flotta di Enea, perché non continui il suo viaggio in Italia, e per questo servigio gli offre la mano della ninfa Deiopea. Il dio dei venti eseguì l’ordine, e l’eroe così approdò in Libia, aiutato dal dio Nettuno.